In questo articolo vedremo 10 tecniche Black Hat SEO per riuscire a posizionare il tuo sito web tra i primi risultati nei motori di ricerca.
Cercherò di non perdermi in chiacchiere inutili ed arrivare subito al punto, ma prima di iniziare è doveroso fare una premessa.
Indice
- Premessa
- Black Hat SEO – Le 10 Tecniche da sapere
- 1. Click Through Rate e permanenza
- 2. Nome del dominio
- 3. Acquistare domini scaduti
- 4. Acquistare link su siti privati
- 5. Commenti massivi su Blog e Forum
- 6. L’unione fa la forza
- 7. Private Blog Network
- 8. Directory e Article Marketing
- 9. Link nei template o nei plugin
- 10. Script descrittivo nell’head
- Quando usare tecniche Black Hat SEO
- Conclusioni
Premessa
Per Black Hat s’intendono tutte quelle tecniche poco convenzionali che hanno come unico scopo quello di raggirare l’algoritmo di Google e riuscire a scalare velocemente i motori di ricerca.
In passato tecniche SEO di questo tipo erano molto utilizzate e compromettevano non poco i risultati restituiti sulla SERP di Google, difatti non era raro imbattersi in “siti spam” o di dubbia credibilità tra le prime posizioni.
Oggi fortunatamente Google si è evoluto, e non di poco, riuscendo a limitare l’efficacia di queste tecniche sia modificando l’algoritmo in modo tale da rendere totalmente inutili alcune procedure, ma anche riuscendo ad individuare con molta più facilità chi abusa di queste tecniche e penalizzare il loro sito.
Inutile dire che oggigiorno è sconsigliatissimo utilizzare queste tecniche, sia per la loro poca efficacia che per l’elevato rischio che si corre.
Ad ogni modo, che ci crediate o no, esistono ancora delle procedure più o meno funzionali che potrebbero avvantaggiarti in termini SEO e farti guadagnare alcune posizioni sulla serp di Google.
Esistono anche situazioni eccezionali di marketing spinto dove utilizzare queste tecniche è quasi inevitabile, più avanti vedremo di cosa sto parlando.
Alcune delle tecniche che vi mostrerò non sono del tutto classificabili come “Black Hat“, io solitamente preferisco chiamarle “Gray Hat”
Per “Gray Hat” s’intendono quelle tecniche comprese in un limbo tra le classiche White Hat (ossia quelle lecite) e le Black Hat (ossia quelle illecite).
Queste tecniche saranno poco convenzionali ma allo stesso tempo non sono a rischio penalizzazioni o quant’altro da parte di Google.
Diciamo che l’unico rischio tangibile è che i costanti aggiornamenti dell’algoritmo potrebbero rendere queste operazioni sempre meno efficaci fino a farle diventare totalmente irrilevanti.
Ammetto di non essere un amante di questo genere di soluzioni, ma spesso avere a che fare con il duro e spietato mondo del marketing può cambiare le persone. :
Bene, fatta la premessa, iniziamo!
Black Hat SEO – Le 10 Tecniche da sapere
Di seguito vedremo ben 10 tecniche SEO Black Hat più o meno efficaci in modo tale da avere una panoramica completa sull’argomento.
1. Click Through Rate e permanenza
La prima tecnica che voglio mostrarvi è anche la più efficace e riguarda il Click Through Rate.
Abbiamo già parlato di quest’aspetto della SEO nell’articolo sui contenuti di qualità, ma abbiamo tralasciato un particolare un po anomalo.
Come ho spiegato nell’articolo il numero di click ricevuti sul vostro link rapportato al numero d’impressioni aiuta Google ad attribuire un valore al vostro sito.
Successivamente se l’utente rimane sulla pagina un lasso di tempo rilevante il click viene classificato come positivo, d’altro canto un uscita instantanea dal sito avrà il valore opposto.
La tecnica più efficace è sicuramente quella di scrivere titoli e descrizioni che attirino subito l’attenzione dell’utente, dopodiché un contenuto originale e di qualità farà tutto il resto.
Potrete verificare il vostro CTR direttamente dal pannello di Google Search Console.
Fin qui ci siamo, ma dov’è la tecnica Black Hat?
Bene, un aspetto alquanto imbarazzante di questa tecniche è che se incrementiamo in maniera artificiale i click sul nostro sito in corrispondenza di una determinata parola chiave digitata nella barra di ricerca il nostro posizionamento migliorerà a vista d’occhio, anche nel giro di qualche ora.
Lo so, sembra incredibile, lo stesso Brian Dean, uno dei massimi esperti nel settore, è rimasto incredulo di fronte a questo aspetto, come dimostra in questo video.
Difatti ha testato personalmente questa tecnica con un suo cliente che si posizionava nella seconda metà della prima pagina, invitando alcuni amici a digitare una determinata parola chiave e successivamente cliccare sul link del cliente.
Vi sembrerà assurdo, ma nel giro di poche ore il suo sito si è posizionato addirittura primo per quella parola chiave.
Ok, ora che siete a mille torniamo sulla terra!
ATTENZIONE AD USARE QUESTA TECNICA
- I click devono avere IP differenti, altrimenti potreste peggiorare la situazione.
- La permanenza sulla pagina dev’essere rilevante altrimenti otterrai l’effetto contrario
- Il posizionamento migliorerà solo in rapporto ad una determinata parola chiave e non ad altre simili (almeno nell’immediato)
- Funziona solo per keyword poco competitive, non puoi battere il CTR naturale su keyword con un alto volume di ricerche.
- Gli utenti devono essere reali, bot = satana agli occhi di Google
2. Nome del dominio
Ok passiamo al secondo aspetto da tenere in considerazione quando creiamo il nostro sito: Il nome del dominio.
Ho parlato spesso di quanto sia importante scegliere il nome del dominio giusto, il punto è che esiste un trucco più o meno noto per migliorare il posizionamento nei motori di ricerca.
Nonostante lo stesso Google abbia dichiarato più volte di aver preso provvedimenti riguardo la valutazione del nome del dominio per il posizionamento nella SERP, è un dato di fatto che un nome formulato ad hoc per i motori di ricerca aiuti non poco, meglio ancora se il nome del dominio equivale alla parola chiave da noi scelta.
Avere un sito focalizzato s’una nicchia ben specifica di mercato rende possibile scegliere dei nomi che accomunino un po tutti gli articoli e i contenuti del nostro sito.
Ad esempio se il vostro sito parla di schede video per il gaming, chiamare il proprio sito www.schedevideogaming.it vi farà guadagnare non poche posizioni.
Ovviamente non basta questo per ottenere dei risultati tangibili, ma di sicuro aiuta molto.
3. Acquistare domini scaduti
Questa tecnica è veramente geniale e tutt’ora molto utilizzata.
Consiste semplicemente nell’acquistare vecchi domini scaduti da poco su siti come DomCop, Expired Domains o le aste su GoDaddy, magari siti che trattavano argomenti affini al nostro e successivamente riutilizzare il dominio oppure effettuare un redirect 301 di tutte le vecchie pagine del sito in modo tale da acquisirne tutti i backlink.
Nonostante Google sia diventato abile nell’individuare operazioni di questo tipo, questa tecnica risulta essere ancora molto efficace, ovviamente occhio a non compare siti penalizzati o con backlink provenienti da siti spam/bassissima qualità.
Esistono diversi tool per verificare lo stato ed i backlink di un determinato dominio.
4. Acquistare link su siti privati
Su questo punto sarò molto breve in quanto lo reputo totalmente inutile.
Esistono molteplici siti online che vendono pacchetti di link provenienti da non si sa dove, la maggior parte delle volte sono solo delle PBN (vedremo più avanti di che si tratta) di bassissima qualità.
In passato comprare link da questi siti portava non pochi vantaggi, ad oggi invece è quasi inutile oltre ad esporre il vostro sito a penalizzazioni da parte di Google.
5. Commenti massivi su Blog e Forum
Questa è forse una delle tecniche più famose ed usate, ma ad oggi quasi una totale perdita di tempo.
Per effettuare questa procedura spesso vengono utilizzati degli strumenti che automatizzano il processo come lo Scrapebox per i commenti e XRumer per i forum.
Commentare in maniera massiva su tutti i blog di settore lasciando il vostro link è una tecnica abbastanza inutile, in primis perché la maggior parte dei link ricevuti saranno “nofollow” ma anche perché Google non li prende in considerazione più di tanto.
Ad ogni modo, lasciare commenti naturali o partecipare a forum di settore potrebbe ancora essere un buon modo per aumentare la tua presenza sul web e portare indirettamente dei vantaggi a livello SEO.
6. L’unione fa la forza
Ok questa è la mia preferita. In realtà non è una vera e propria tecniche di Black Hat SEO ma è ugualmente interessante.
Cosa s’intende per “l’unione fa la forza” quando si parla di SEO? Ve lo spiego subito.
Molti blogger solitamente scrivono un articolo su un argomento della loro nicchia e successivamente passano ad un altro in quanto non reputano necessario scrivere altri articoli simili. Nonostante questa cosa sia logica per noi, non lo è per Google.
Scrivere più articoli simili tra di loro, magari variando anche solo un piccolo aspetto e successivamente “linkarli” a vicenda tramite “anchor text” simili o uguali alle parole chiave da noi scelte, potenzierà non di poco il valore di ogni singolo post, migliorandone il posizionamento sui motori di ricerca.
Perché accade questo?
Beh semplicemente perché Google ti identificherà come “esperto del settore” e di conseguenza attribuirà un valore maggiore ai tuoi contenuti.
Si sa, gli utenti quando cercano qualcosa vogliono affidarsi ad esperti, e se piace agli utenti piacerà anche a Google.
Ecco perché nicchie molto specifiche solitamente si posizionano meglio. Google cerca esperti di settore ed è stufo di blog generici o creati ad arte per la SEO. Se non hai parole a sufficienza per scrivere più articoli s’uno stesso argomento vuol dire che in realtà non hai una vera e propria conoscenza in materia.
Un consiglio che posso darvi è quello di provare a scomporre un articolo in più articoli.
Un esempio eclatante dell’utilizzo di questa tecnica, che io ho ironicamente chiamato “l’unione fa la forza”, è quello di Salvatore Aranzulla.
Aranzulla in realtà gioca in maniera ancora più sporca (o furba decidete voi), realizzando più articoli sullo stesso identico argomento, cercando di coprire tutte le sfumature di una determinata parola chiave, dopodiché crea un altro numero indefinito di articoli molto simili e li collega tramite dei link a quelli visti prima.
Nel suo blog subentra anche un altro aspetto della SEO, ossia quelle della keyword density e semantica latente sull’intero sito.
Ho sempre sostenuto che Google analizzi il tuo articolo in relazione all’intero sito, è un discorso lungo da affrontare, ma in linea di massima diciamo che se analizzando l’intero sito saltano fuori spesso e volentieri parole chiave uguali o simili tra di loro, Google attribuirà un valore ben specifico al tuo sito, un po come accadeva una volta per le singole pagine.
Questo potrebbe anche essere il motivo per il quale blog troppo generici spesso fanno difficoltà ad emergere e spiega anche perché la “SEO” impiega del tempo a stabilizzarsi.
Google si prende il suo tempo per analizzare tutti i tuoi contenuti e confrontarli tra di loro.
7. Private Blog Network
Ho sentito parlare per la prima volta di questa tecnica durante un webinar creato dal team di LeadGadget, una piattaforma canadese specializzata nel generare traffico organico su un sito web.
Nonostante sia molto dubbioso sui loro servizi, devo ammettere che se le inventano tutte pur di ottenere i risultati che desiderano.
A detta di esperti le due caratteristiche che contraddistinguono i backlink di qualità sono : autorità e pertinenza, inutile dire che il top sarebbe averli entrambi, ma anche solo uno dei due può portare dei benefici.
Scartando l’autorità (sappiamo tutti il perché), focalizziamoci per un attimo sulla pertinenza. Sempre secondo “esperti” Google misura la pertinenza in questi termini:
MARCO ARGOMENTO –link to–> ARGOMENTO SPECIFICO –link to–> ARGOMENTO NICCHIA
La classica matrioska insomma, si parte da un argomento più vasto per arrivare ad uno più specifico. I link che fanno parte di questa catena sono di altissima qualità e molto pertinenti. Vi faccio un esempio più specifico.
Tecnologia -> Computers -> Hardware -> Schede Video -> Schede Video Gaming
Questo è sicuramente un ottimo esempio per capire il funzionamento dei backlink.
Nel migliore dei casi siti che trattano macro argomenti come la tecnologia, in genere sono grandi aziende se non multinazionali, anche per quanto riguarda i computer probabilmente vale lo stesso discorso, ma già quando arriviamo sull’hardware, ricevere un link da un sito che parla di computer è sicuramente un fattore positivo, se a sua volta questo sito è stato nominato su di un portale ancora più grande che parla di tecnologia, meglio ancora.
In questo caso però stiamo parlando di autorità + pertinenza, in realtà questa tecnica funziona anche con siti meno autorevoli.
I link tra due siti simili se non identici a mio modo di vedere non hanno troppo valore, in più si potrebbe sospettare un link sharing o guest posting.
Per Google i siti sono come tante directory, di conseguenza c’e un argomento principale di riferimento e tante sottocartelle, se vuoi scendere nel dettaglio apri la cartella successiva, se vuoi scendere nello specifico ne apri un altra e così via…Google il web se lo immagina cosi, e non ha tutti i torti.
Si ma dov’è la tecnica Black Hat?
Anche se in realtà basterebbe solo capire questo concetto per cominciare a guardare le cose in modo diverso e migliorare la propria strategia di link building, in realtà dei furbetti hanno escogitato alcune strategie alquanto discutibili su come aggirare questo sistema.
Io personalmente non l’ho mai utilizzata, ma a detta di molti funziona.
La strategia consiste nello sviluppare più siti, magari anche utilizzando famosi portali gratuiti come wordpress.com o blogger e successivamente creare un network di siti linkati tra di loro usando la tecnica vista sopra.
Non c’è bisogno di scrivere troppi contenuti su ogni singolo sito ma basta essere molto espliciti sull’argomento.
Qualcuno per aumentare l’autorità e la credibilità di questa tecnica acquista vecchi domini scaduti su siti come expireddomains.com che godono di una discreta autorità e che trattavano argomenti affini.
8. Directory e Article Marketing
Accenno molto veloce ai siti directory e article marketing.
I siti directory non sono altro che contenitori di link, ossia piccoli motori di ricerca dove vengono raccolti e catalogati tutta una serie di siti. Iscriversi è quasi sempre gratuito ed una volta accettati il vostro link verra inserito nella directory. Il più famoso di tutti è stato DMOZ (ormai chiuso).
I siti di article marketing sono semplicemente dei portali che danno la possibilità agli utenti di iscriversi e postare un proprio articolo in maniera autonoma con tanto di link all’interno.
Per entrambi i casi l’influenza di questi link è diminuita drasticamente ed un abuso di questi portali potrebbe esporvi a penalizzazioni.
Ad ogni modo iscriversi a qualche portale autorevole ed affine alla nostra nicchia potrebbe ancora portare dei vantaggi anche se minimi.
9. Link nei template o nei plugin
Sei uno sviluppatore? Realizzi template e/o plugin per CMS come WordPress?
Beh, allora ti basterà inserire un link nascosto all’interno del template/plugin e tutte le persone che installeranno il tuo prodotto ti regaleranno un backlink.
Semplice ed efficace!
10. Script descrittivo nell’head
Ok siamo arrivati all’ultimo punto di questa lista. Anche questa tecnica proviene dal video tutorial del team canadese LeadGadget.
Questa è una tecnica un pò “old school” ma sembra funzionare ancora.
Cercherò di essere breve senza dilungarmi troppo.
Quali siano i parametri e i tag presi in considerazione da Google per posizionare il nostro sito web sono più o meno noti a tutti, ma non dimentichiamoci mai che i crawler leggono tutto il contenuto del nostro sito ed hanno bisogno di accumulare più informazioni possibili per riuscire a catalogarlo al meglio.
Bene, inserendo uno script descrittivo all’interno del tag head, daremo qualche informazione aggiuntiva al nostro spider che potrebbe essere presa in considerazione per identificare e catalogare meglio il sito.
Questo particolare trucchetto consiste semplicemente nell’aggiungere una stringa di codice nell’head, vediamo come:
Andiamo sul sito http://www.stoumann.dk/examples/editor/e clicchiamo su “Article”
Successivamente andiamo a compilare tutti i campi presenti. Inseriamo il titolo, l’autore ecc..non c’è bisogno di compilarli tutti. Nel body inserirei una breve descrizione dell’argomento come quella nella meta description.
Completato il tutto clicchiamo su Generate Schema e ci ritroveremo di fronte ad una schermata di questo tipo :
Ignoriamo il codice proposto e clicchiamo direttamente su Generate Json-Ld. A questo punto ci verra generato il codice javascript da inserire nel nostro head.
Se usi WordPress e non sai come inserire tag nell’head differenti per ogni pagina, sappi che esistono tantissimi plugin come ad esempio questo.
Quando usare tecniche Black Hat SEO
In alcuni casi di marketing molto spinto potrebbe essere opportuno utilizzare tutte queste tecniche anche andando incontro a delle penalizzazione.
Potrebbe capitare di dover promuove un prodotto solo per un determinato periodo di tempo, in tal caso viene acquistato un dominio ad hoc solo per l’occasione e su di esso vengono applicate tutte le tecniche black hat viste sopra in modo tale da spingere velocemente il sito tra le prime posizioni di Google.
Prima che il sito venga penalizzato potrebbero anche passare dei mesi e fino ad allora il sito avrà già ottenuto abbastanza visibilità e magari effettuato un numero interessante di vendite.
Una volta che il sito verrà penalizzato ne verrà creato un altro ex novo per una nuova campagna pubblicitaria, un lavoro duro (e sporco) che però a volte porta dei buoni risultati.
Conclusioni
Le tecniche che abbiamo visto in questo articolo sono varie e ovviamente sta a voi decidere se utilizzarle o meno.
Personalmente non utilizzo queste tecniche su FinalDesign.it, l’obbiettivo del sito è un altro, ma ne ho fatto uso in passato su altri siti che gestisco di nicchie molto più specifiche e lontane dal mondo del web marketing.
Se vuoi portare le tue conoscenze SEO ad un livello superiore, ti consiglio di accedere a SEO Master, la guida avanzata di SEO Marketing. All’interno di questa guida ti svelerò tutte le tecniche che utilizzo personalmente per avere un vantaggio sui competitor.
Bella Fabio Wild,
ma per caso hai qualche piattaforma da consigliare per il punto 1?
In passato ho provato Panda bot e traffic bot (uk) entrambi funzionanti ma tentando di scalare mancano di utenti italiani.
Grazie mille
Davvero ottimo articolo! Credo che sia una delle pochissime risorse valide sulla SEO Black Hat. Sul mio blog ho invece pubblicato una guida introduttiva a questo argomento, che preferisco chiamare “filone di pensiero” 😉
Daje Lorè 😀